
LA PASTORALE
Pastorale vuol dire prendersi cura. Chi è il pastore? Colui che si prende cura e quindi entra nella propria comunità con la consapevolezza di portare il messaggio non personale ma quello che Dio vuole donare ad ogni uomo di buona volontà. Il pastore conosce la realtà delle persone alle quali è mandato. Entra nelle loro storie attraverso un dialogo permanente e le rielabora nella preghiera, nella ricerca di efficaci forme per la comunicazione, nella disponibilità piena, nel sapere che per quelle persone deve mettere a disposizione le sue risorse migliori: spirituali, umane, intellettuali, affettive. Pastorale è il sinonimo di prendersi cura. Prendersi cura significa mi sta a cuore,mi interessa, tutto il resto viene dopo. Anche il tempo dedicato a ritrovarsi CON SE STESSO il pastore lo vive per donare se stesso. Deve essere pronto a dare la vita per le persone che le sono state affidate. Questo compito attraverso la diversità dei ministeri riguarda anche tutti i battezzati laici. Essi non sono esclusivamente fruitori delle cure del presbitero. Sono a loro volta inviati a prendersi cura della realtà umana nella quale sono inseriti. All’interno della parrocchia fanno risonare la ricchezza e la specificità delle loro esperienze, della vita che li circonda, dei dolori e delle speranze di ogni uomo e di ogni donna. Questo è un modo primordiale, essenziale di una pastorale in rete: ciascuno mette a disposizione di tutti le sue ricchezze. In una parrocchia e nelle parrocchie vicine o anche più lontane le esperienze si moltiplicano, si diversificano, assumono forme, contorni, sensibilità diverse. Quando tutto questo è fatto circolare, messo in comune, patrimonio di tutti, la rete della pastorale si arricchisce e d è caratterizzata da una ragnatela di frecce con andata e ritorno.